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PROFESSIONISMO

Come per ogni calciatore, anche per Batistuta l'inizio della carriera non è stato facile. Promosso temporaneamente fra i titolari del Newell's Old Boys nel 1988, ottenne il primo contratto della sua vita l'anno seguente, sempre in quella squadra: 20.000 dollari d'ingaggio all'anno. Passò poi in prestito al Deportivo Italiano, società di Buenos Aires, per il Torneo Giovanile di Viareggio 1989, ma la sua squadra fu eliminata dal Torino proprio il 1 febbraio, giorno del ventesimo compleanno di Gabriel.

Ma <el Camion>, come fu soprannominato Bati per la sua trascinante potenza in attacco, riuscì ugualmente a farsi notare per le sue eccellenti doti di goleador. Nel giugno di quell'anno fu acquistato personalmente da Settimio Aloisio, che passò la metà del suo cartellino al River Plate allenato da Reinaldo Merlo. Cambiare squadra significava ricominciare tutto da zero. Gabriel ce la fece, e giocò diciassette partite segnando quattro gol: poi le dimissioni improvvise di Merlo e l'arrivo di Daniel Passarella, personaggio con cui il rapporto è sempre stato difficile.

Bati fu scartato e, nonostante grandissimi sacrifici nei sei mesi che seguirono, non giocò neanche una partita. La tristezza lasciò il posto alla rabbia, e a giugno Batistuta abbandonò il River per il Boca Juniors. Lì si fecero sentire i troppi mesi di assenza dai campi di gioco ed il suo rendimento fu disastroso, colpa anche della maggiore pressione dei tifosi verso la squadra.

Nel gennaio 1991 arrivò ad allenare il Boca Oscar Tabarez; la squadra venne ricostruita, l'allenatore sapeva dare fiducia ai giocatori e valorizzarne le capacità, l'intesa con i compagni era perfetta, ed il Boca cominciò a vincere come non succedeva da tempo, giungendo in finale di Coppa Libertadores e perdendo il campionato per un soffio, proprio contro il Newell's. I gol di Bati cominciavano a fioccare, ed il campione a farsi strada sul dilettante. Cominciarono anche ad arrivare le prime offerte dall'Europa: Verona, Juventus, Real Madrid, Fiorentina.

Fu proprio nel 1991, durante una partita di Coppa America (torneo che poi l'Argentina di Bati vinse), che Vittorio Cecchi Gori, allora vicepresidente della squadra viola, notò il giovane Gabriel Omar Batistuta, capì il suo talento, apprezzò la sua classe ed il suo senso del gol e decise di portarlo a Firenze. Anche nella Fiorentina, come era stato nel River e nel Boca, il primo approccio con l'ambiente e con i compagni non fu dei migliori: litigi, incomprensioni, abitudini diverse, e, stavolta, anche lo scoglio della lingua. Inoltre a Bati mancava una vera spalla, con cui costruire le prodezze di cui era, ed è, capace. Ma il carattere forte e sincero, tipico del grande campione, riuscì a spianargli la strada: Gabriel cominciò a segnare e ad essere decisivo per le sorti della squadra, mentre Firenze, a poco a poco, si affezionava a lui, al ragazzo dai lunghi capelli biondi, dai piedi magici e dal carattere discreto.

Il 26 febbraio 1992, con il gol dell'1-0 segnato alla Juventus, a Firenze nasceva il mito di BATIGOL. Seguirono gol a raffica: una doppietta al Genoa, una tripletta a Foggia ed ancora una doppietta all'Olimpico. Il mito andava consolidandosi. Nonostante i grandi risultati personali di Batistuta, quell'anno la Fiorentina si piazzò dodicesima, e l'anno seguente (pur con una squadra con elementi di altissimo livello come Laudrup ed Effenberg) per i viola arriva, inaspettata, la retrocessione in serie B. Alla guida della Fiorentina arriva Claudio Ranieri, uno dei sei allenatori che, fino ad ora, hanno avuto la fortuna di allenare Bati in Italia (insieme a Lazaroni, Radice, Agroppi, Malesani e Trapattoni), e colui con il quale l'argentino ha vinto gli unici trofei italiani della sua carriera.

Batistuta prende in mano le redini della squadra e decide di restare comunque a Firenze. Nonostante il boccone amaro, un grande orgoglio ed un forte attaccamento alla città lo spingono a lottare per riportare la Fiorentina nella massima serie: ancora una volta il coraggio e la voglia di vincere sono più forti dell'umiliazione. E Bati riesce nel suo intento: grazie a lui ed alla sua grande intesa con Francesco "Ciccio" Baiano, nel 1994 la Fiorentina domina il torneo cadetto e torna in serie A. L'anno seguente Bati conquista il record di domeniche consecutive a segno, undici, strappandolo ad un vecchio giocatore del Bologna, Pascutti, che si era fermato a dieci: un record che sembrava eterno ed irraggiungibile, frantumato con classe, potenza ed apparente facilità.

È anche l'anno della "bandierina", il mitico, indimenticabile modo di festeggiare i gol, che ha idealizzato così l'immagine di Batistuta goleador che, in quella stagione ('94-'95) vinse anche la classifica cannonieri di serie A, con ben 26 reti. È solo l'assaggio di quella che sarà la stagione '95-'96, finora la più ricca di soddisfazioni: la Fiorentina finisce il campionato al terzo posto, conquistando finalmente un posto in Europa, ed il 18 maggio a Bergamo, contro l'Atalanta, Batistuta regala ai tifosi, alla società viola ed a se stesso la Coppa Italia, la numero 5 della storia gigliata. Quattro mesi dopo, a S.Siro contro il Milan, l'argentino stupisce l'Italia intera annientando Baresi e l'intera retroguardia rossonera, e con una strepitosa doppietta porta a Firenze la Supercoppa di Lega.

Il 1995 fu anche l'anno delle 100 partite in serie A: il traguardo, superato il 5 novembre con Fiorentina-Lazio (2-0 il risultato grazie ad una sua doppietta) e festeggiato dai tifosi con quello che, finora, è il più grande riconoscimento conferito da una tifoseria ad un calciatore: una statua.

Grazie alla conquista della Coppa Italia, la Fiorentina di Batistuta accede alla Coppa delle Coppe 1996-97. Al primo turno, contro i rumeni del Gloria Bistrita, non poteva che essere l'argentino a rompere il ghiaccio, segnando il gol dell'1-1: al ritorno i viola si qualificheranno vincendo per 1-0. Passeranno poi per lo Sparta Praga e per il Benfica, riuscendo sempre a superare il turno. In semifinale ai viola tocca il Barcellona: la sfida tra Ronaldo e Batistuta è ad appannaggio del bomber argentino. Il 10 aprile 1997, nel mitico stadio del Nou Camp, il brasiliano non segna, mentre Batistuta regala ai viola il gol del pareggio, zittendo con un gesto i 90.000 tifosi avversari. Purtroppo però Gabriel viene ammonito e costretto a saltare la gara di ritorno: la sua assenza regalerà ai catalani l'accesso alla finale.

La stagione 1997-98 comincia ad Udine con una clamorosa tripletta targata Batistuta, che manda in delirio il nuovo tecnico della Fiorentina, Alberto Malesani, al suo esordio in serie A. Con una doppietta segnata la domenica successiva a Firenze, Bati inizia il campionato con 5 reti in due partite, e quella stagione taglierà l'ennesimo grande traguardo: i 100 gol in serie A. La sua grandezza è quella di segnare e far segnare. La Fiorentina, a fine campionato, conquista un posto in Coppa UEFA.

L'anno seguente ad allenare Batistuta c'è un mito della storia del calcio, l'allenatore che ha vinto più di tutti: Giovanni Trapattoni. Proprio grazie a lui, alla sua esperienza ed al suo carisma, Gabriel abbandona l'idea di lasciare Firenze: Trapattoni gli promette una squadra capace di lottare per lo scudetto. E così sarà: la stagione 1998-99 vede la Fiorentina sola in testa alla classifica per più di metà campionato, con un Bati scatenato che segna a raffica e festeggia i suoi gol mimando una scarica di mitraglia. Il 7 febbraio 1999, però, durante Fiorentina-Milan, Batistuta subisce l'infortunio più grave della sua carriera, che lo costringerà a stare fuori dai campi di gioco per più di un mese.

Il suo recupero comunque sarà a tempo di record. L'assenza del capitano condiziona sensibilmente la Fiorentina, privata del suo leader, che perde la guida del campionato a favore della Lazio, senza riuscire più a riconquistarla. Si piazzerà comunque al terzo posto, conquistando dopo trent'anni, la qualificazione alla Champions League. Ed è proprio questo l'obiettivo primario di Batistuta e della Fiorentina per la stagione 1999-2000, insieme allo scudetto assaporato e poi perso l'anno scorso. Adesso Gabriel ha due spalle fenomenali come Chiesa e Mijatovic, ed un sostituto di lusso come Balbo, grande amico anche nella vita privata; e con queste premesse, Gabriel Omar Batistuta si lancia in una nuova avventura che potrebbe portarlo ad una definitiva consacrazione tra le stelle del calcio mondiale.


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